Stevie_WonderCominciamo a parlare di Stevie Wonder studiando una sua particolarità: Come sa “dividere” ritmicamente le melodie. Questa è una caratteristica di tutto il mondo anglosassone, ma lui è un campione assoluto in questo.

Vediamo: in questo montaggio abbiamo attaccato insieme le quattro strofe di “I wish”

Lui canta la strofa di questo brano sempre in maniera differente, anticipando a volte l’ultima sillaba, a volte la penultima e l’ultima ecc, come gli piace di volta in volta I wish (esempio) Un cantante melodico italiano, di solito, non conosce e quindi non usa questa tecnica mai.

Ne consegue che questa melodia della strofa la canterebbe sempre in battere, allungando semmai la durata delle note o mettendoci dentro qualche bel vibratone tipo trattore. Una rottura di scatole.

Quei cantanti che usano questa tecnica passano per “moderni”. No, è che Stevie Wonder la usa da quando è nato, cioè nel 1950. E tutti i cantanti e musicisti neri la padroneggiano in modo naturale da sempre. Ma questo, più di tutti.

Steveland Judkins, questo è il suo vero nome, nasce nel 1950. Per un guasto nell’incubatrice dove viene messo appena nato, perderà la vista. Fin da bambino, sviluppa una capacità non comune di suonare più strumenti, pianoforte, batteria e armonica a bocca.

A dodici anni “Little Stevie” appare in Televisione, applaudito come un fenomeno straordinario. Continuerà ad essere esibito ovunque, per tutti gli anni ’60, dalla Motown, la casa discografica da sempre specializzata in musica “Black”. Lasciata la quale, nei ’70, per cercare una sua identità più creativa, Stevie Wonder comincia a scrivere canzoni e sfornerà due o tre cose bellissime Superstition e poi “You are the sunshine of my life” e “Living for the city”.

Ormai è apprezzato dal pubblico e da tutti i musicisti di musica Funky\ Soul e R&B.

Dopo, un incidente automobilistico grave, che lo porterà in coma per pochi giorni. Ma, per sua e nostra fortuna, si ristabilisce e riparte nei suoi Tour. Nel frattempo, 5 Grammy vinti.

Comincia il suo lavoro di solidarietà, che sarà sempre una sua caratteristica costante, per raccogliere fondi per i neri  africani e, in seguito per la figura di Martin Luther King a cui dedicherà “Happy birtday” e l’impegno, coinvolgendo altri musicisti, a istituire un giorno di festività nazionale, il 15 gennaio, in suo onore.

Intanto continua a sfornare hits a volontà. Difficile elencare tutti i titoli senza far torto a qualcuno.

I più noti oltre quelli citati, sono Isn t she lovely  “Sir Duke”  “Masterblaster” “Part-time lover”. Alcune ballad stupende come “All in love is fair” e “Over joyed”.

E poi le più commerciali “I just called to say I love you”  “The woman in red”.

Stevie_WonderAlcune “in condominio” con altri artisti come “Ebony and evory” con Paul Mc Cartney, “That’s what friends are for” con Elton John e la Warwick e la partecipazione alla storica “We are the world”.

Qualche parola bisogna dirla anche a proposito di Wonder come musicista: in molti suoi dischi, ma anche in apparizioni su quelli di tante altre star, eccelle come virtuoso assoluto di armonica a bocca.

Forse il migliore, insieme a Toots Thieleman. E come pianista e tastierista in senso lato, offre sempre delle cose pregevolissime.

Capace di scrivere canzoncine semplici e di vestirle sempre con evoluzioni vocali di rara bellezza. Ha superato da poco cinquant’anni e crediamo che la sua produzione ad oggi sia solo la metà di quello che ci darà ancora.

(Federico Capranica)

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