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Il nipote di Tony Bennett, il figlio di Mark Murphy.
Di getto questo è l’albero genealogico artistico che mi viene su Kurt Elling, cantante jazz al 100%, che da una decina di anni tenta, con ottimi risultati, di non abbandonare la tradizione e di proseguirla innovando, a partire dalla etichetta con cui incide, la Blue Note, che solo a nominarla fai jazz.
Nei suoi dischi infatti convivono standards jazz e brani originali composti ed arrangiati in coppia con Laurence Hogbood, che è anche il pianista della band che lo accompagna. Spesso la scelta dei brani spazia molto, da Rodgers & Hart...My foolish heart  a Wayne Shorter, con una recente predilezione per brani senza le liriche che aggiunge “di suo pugno”.
Spesso canta anche originali “vocalese” sugli assoli (ancora la tradizione che si rinnova) o delle liriche improvvisate e quasi recitative, secondo l’esempio di Mark Murphy, che cantava e recitava brani di Kerouack. 

 

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Non è un caso che nel suo disco dal vivo “Live in Chicago” ci sia una splendida versione di...Goin to Chicago in duetto nientemeno che con Jon Hendrics, il padre del vocalese.
L ‘ultima fatica, “Man In the Air” è molto moderna con un grande lavoro sui testi: ci sono brani di Bob Mintzer, di Zawinul (“A remark you made”), fino ad una ipnotica e meravigliosa versione di...Minuano (Kurt Elling).mp3 “Minuano” di Pat Metheny con le sue liriche in aggiunta.
Personalmente nella sua produzione vado pazzo per “Flirtin with twilight” del 2001, un disco di classici con molte ballads, con Mark Johnson e Peter Erskine, ma anche il già citato live.
Il timbro vagamente rauco e malinconico è il tocco finale: è un fuoriclasse.


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Credo che l’unico limite di tutto ciò sia la progressiva perdita di “melodicità”, in favore di una sofisticata ricerca di stile, ed il rischio è di proporre una musica un pò troppo intellettuale, come in altri casi tipo Cassandra Wilson, altra fuoriclasse del jazz moderno.
Ma qualche intellettuale è prezioso, vero Bublè?
   
(Pierluca Buonfrate)

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